Che io sia la tua estate di Emily Dickinson
- Monolite Teatro
- 21 ott
- Tempo di lettura: 3 min
Cari lettori e amici vicini e lontani oggi vorrei parlarvi, molto umilmente, di una lettura che ho fatto quest’estate ormai lontana; di un libro arrivato a casa mia a febbraio, ma destinato ad essere letto ad agosto: Che io sia la tua Estate della poetessa statunitense Emily Dickinson (1830-1886).

Un piccolo e maneggevole libro tascabile edito da Garzanti che raccoglie in sé, come dice il sottotitolo, «le più belle poesie d’amore» dell’autrice, che è di fatto una delle voci più apprezzate della lirica moderna capace di coinvolgere il lettore nella dimensione personale dell’autrice in un mondo di: intima irrequietezza e, soprattutto, lacerante tensione e attesa di un amore che sembra non arrivare.
Ma ora non vorrei tediarvi lungamente con il mio vociare e dirvi che a me la poetessa ha emozionato e scaldato un cuore, perché in tanti dei suoi scritti, a parer mio, troviamo moltissime emozioni che ancor oggi viviamo, per esempio, quante volte vorremmo essere «l’estate di qualcuno»?
Quante volte conoscendo una persona vorremo essere luce per lei, creare un’armonia, un sentimento e creare un rapporto che, anche nella fragilità, come il fiore dell’Anemone, può essere duraturo e raccolto, così dice la voce della Dickinson:
Che sia io la tua estate,
al dissiparsi dei suoi giorni!
E la tua musica, ancora, quando l’antrostomo
E il rigogolo saranno taciturni!
Per rifiorire a te diserterò il sepolcro,
dei miei germogli gli farò manto!
A te soltanto chiedo di raccogliermi, anemone,
eterno tuo fiore.
(Lirica 31)
E per descrivere quelle conoscenze, in cui ci metti impegno e vai fino in fondo, come un’avventura, ma che dico, un’impresa epica, per poi ritrovarti vinto e sconfitto come nella lirica 870 in cui la poetessa, con grande abilità e schiettezza, prende in prestito un’immagine mitologica e dell’uomo ingannatore per eccellenza, cioè Giasone:
Atto primo: trovarsi
Atto secondo: perdersi
Terzo: la spedizione
al Vello d’oro
Quarto: niente scoperta
Quinto: niente equipaggio
no il Vello d’oro – al finale –
manco Giasone – che imbroglio.
(Lirica 870)
E che dire del silenzio tra due persone, una grande paura che si può instaurare in qualsiasi rapporto o, peggio, a volte il silenzio cala volontariamente, ghosting lo chiamiamo oggi, infatti, nella sua disarmante attualità, Emily Dickinson non gli dava un volto, proprio come se fosse un fantasma:
Il silenzio è la più grande paura.
C’è riscatto in una voce –
ma il Silenzio è infinità.
Volto per sé non ha.
(Lirica 1251)
L’Amore è ovunque e pervade ogni parola, ogni lettera della poesia di questa voce, che si interroga insistentemente su questo concetto così comune, così diffuso quanto sconosciuto e misterioso, in particolar modo per una persona sola, che non conosce l’essere in due, la coppia, ma sola sa che non può attraversare il mare dell’Amore.
Ed è proprio nelle due liriche sottostanti la 453 e la 1438 in cui la poetessa dialoga, nella prima, con Amore e si interroga su cosa succederebbe «se fossimo in due», mentre nella seconda dà una definizione diretta di questo «flagello» che è amore:
Amore – tu sei alto –
arrampicarti non posso – ma se
fossimo in due – chissà
facendo turni – al Chimborazo –
sovrani – finalmente – raggiungeremo te –
Amore – sei profondo –
attraversarti non posso – ma se
fossimo Due, non Uno –
remi e panfilo – in qualche
regale estate – chissà
se non si tocca il Sole?
Amore – sei velato –
in faccia pochi – ti fissano –
sorridono – e tramutano – e vaneggiano –
e muoiono –
Beatitudine – senza te – sarebbe bizzarria –
che da Dio ha il nomignolo –
di Eternità –
(Lirica 453)
Ammira questo piccolo flagello –
benedizione dei viventi –
comune quanto sconosciuto
e il cui nome è amore.
(Lirica 1438)
Non proseguo in un commento ne critico ne stilistico, perché non è questo il mio scopo di oggi, ma quello di avervi fatto gustare un po’ di buona poesia e, chi lo sa, aver fatto scaturire in qualcuno la voglia di leggere o questo o altri libri della Dickinson, perché credo vivamente che il potere delle parole e delle emozioni che da esse nascano possano far del bene a chiunque e lasciarci con un luminoso tepore anche se l’estate ci sembra ormai lontana.



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