L'arte moderna e l'uomo moderno non sembrano andare molto d'accordo, ultimamente. Il mondo dell'uomo va fin troppo veloce, sembra richiedere una pragmaticità che ormai ci abita, sembra voler farci scappare il più lontano possibile da ciò che non capiamo.
L'arte, dal canto suo invece, va nella direzione opposta. Ci impone la stasi, il pensiero, ci impone di stare davanti a qualcosa che non capiamo.
Credo che molti abbiano presente l'opera in esposizione nella permanente del Pirelli Hangar Bicocca, "I sette palazzi celesti" ( https://pirellihangarbicocca.org/anselm-kiefer/ ). Ora, io non l'ho mai visitata dal vivo (l’unica volta in cui sono andata all’Hangar non si poteva accedere alla sala…..) ma la conosco, è diventata famosissima, ad un certo punto avevo le storie Instagram piene di questi palazzoni e non capivo. Ma, soprattutto, mi sentivo in pace con me stessa nel non capire, avendo l'audacia di pensare che, tanto, anche chi li stava postando non capiva.
Una stupida gara a chi capisce meno, dunque.
Sono andata vedere un film, qualche tempo fa, "Perfect days" di Wim Wenders, mi è molto piaciuto . Wim Wenders ha fatto uscire un altro film, "Anselm". Sono andata a vedere anche questo. E questa volta sono in orario con l’articolo, perché siete ancora in tempo a vederlo anche voi.
Entro in sala completamente sprovvista di ogni nozione riguardante il film, sapendo solamente che avrebbe trattato di un artista contemporaneo, non sapevo nemmeno quale.
Scopro dai titoli di testa che l'artista non-sapevo-nemmeno-quale è ANSELM KIEFER. Con amarezza, ammetto a me stessa che il nome non mi dice nulla.
A questo punto sto facendo la figura di una che alla gara a chi conosce meno, vince quasi sempre, e ammetto che è vero, vinco quasi sempre, non conosco quasi mai, e non è che me ne vanti, mi da anche un po' fastidio, ma da qualche parte si deve pur partire, e io parto da i posti più alti della classifica di chi non sa.
Accade però a un certo punto di collegare ciò che vedo nel film a ciò che avevo visto sul mio telefono. Delle alte torri po’ malandate e anche un po’ storte. Pirelli Hangar Bicocca. Ce l'ho.
Un punto in meno per me, queste le conosco.
Il film racconta del rapporto strettissimo tra le opere di Kiefer e le poesie di Paul Celan. Ho incontrato anche lui, casualmente, nella mia vita. E mi dico, beh, sto scalando la classifica al contrario.
Cita addirittura Kundera ad un certo punto, questa era facile, Kiefer intitola una sua opera come uno dei libri più famosi di sempre, e io ho letto quel libro e sento che mi sto avvicinando, che sto adempiendo al mio compito di capente.
Accade che inizio a capirci qualcosa dei suoi quadri, delle immagini che ritornano e della sua filosofia. Accade che i riferimenti alla sua vita li colgo prima che vengano esplicitati e accade, soprattutto, che ad un certo punto le sue opere mi fanno emozionare.
Capito a che punto siamo arrivati? Dal primo posto in classifica nellla gara a chi non capisce niente, fino ad un emozione. Fino ad una sintonia umana, è accaduto! E' accaduto che l’arte contemporanea finalmente mi ha sussurrato all'orecchio la sua essenza.
Oppure non è stata lei. Anzi, sicuramente non è stata lei.
E' chiaro chi sia stato: Wim Wenders.
E' grazie a lui che ho colto i collegamenti, le citazioni, che sono risucita a decifrare le pennellate e le installazioni passando oltre al "non capisco" e alla distanza dai linguaggi più affini a me. Perchè Wenders, spiegandomi Kiefer, ha usato il mio linguaggio.
Ho capito che Anselm Kiefer è stato uno degli artisti più grandi del Novecento.
Tedesco e nato nel 1945, ha fatto della sua arte una denuncia di quella Nazione che si portava sulle spalle il peso più pesante di tutti e che, anzi che affrontarlo e parlarne, tendeva ad obliarlo e a censurarlo.
Nella disforia che i suoi occhi colgono, tra le immagini della sua terra in macerie davanti ai suoi occhi, e il silenzio alienante di qualcosa che tutti sanno ma che nessuno dice, lui attua una memoria.
Nascondere non è la risposta, non la sua per lo meno.
E' piuttosto la via dissacrante quella che lui sceglie, quella della rappresentazione di messaggi provocatori (anche se a lui non piace chiamarli così). Insomma obbliga il suo paese a tenere gli occhi aperti, di fronte alle sue colpe. Abbassare le palpebre sopra all'orrore è troppo facile, e anche ipocrita, perchè è ormai incastonato sotto le palpebre, avviluppato tra l'iride e la pupilla, dunque chiudere gli occhi non serve a niente, dentro c'è l'orrore e fuori le macerie. Tanto vale guardare fuori, dove l'orrore ormai è passato, riangono solo i suoi segni.
Ho capito che, tedesco, ha fatto delle parole e della sua lingua, la cui cattiveria delle sonorità , anche senza volerlo, lo riportavano a quegli ordini, a quei comandi, a quelle urla, una guida per la sua arte.
Tutto ciò si intreccia alle poesie di Paul Celan, uno dei primi poeti che, scongiurando il detto che dopo Auschwitz non si sarebbe più potuto scrivere nulla, scrive alcune delle poesie più forti che io abbia mai sentito.
"Chissà come si sentiva Paul Celan a dover scrivere poesie nella stessa lingua degli assassini dei suoi genitori", si chiede ad un certo punto Anselm, che ormai vive tra le sue parole, e non solo.
Se la prima parte della sua opera si distingue per l'impronta storicistica, nella seconda parte, è il mito che viene indagato.
L'esplorazione del mito diventa pretesto per esplorare le cose umane, tanto universali quanto individuali.
E' in questo contesto che riesce a fare suo anche il concetto di "Insostenibile leggerezza dell'essere" che noi subito colleghiamo come prima cosa al libro di Kundera.
Kiefer esamina la condizione dilaniante dell'umano, di essere, essere piccolo, minuscolo, deforme eppure essere, insostenibilmente. "L'uomo cerca la leggerezza perchè non vuole vedere la pesantezza, l'abisso".
Una delle opere che di certo sintetizzano di più tutta la sua opera poetica è "Lilith". Nel Mito, Lilith è la prima delle donne ribelli, che non sottosta al marito, ma disobbedisce e scappa dal Paradiso. Per tutta la durata dell'umanità, Lilith verrà rappresentata come un demone della tempesta capace di portare disgrazia, malattia e morte. Nell'immaginario popolare ebraico è temuta come demone notturno capace di portare danno ai bambini di sesso maschile e caratterizzata dagli aspetti della femminilità considerati negativi: adulterio, stregoneria e lussuria. (https://www.treccani.it/magazine/chiasmo/storia_e_filosofia/Liberta/SSSGL_Lilith.html )
La sua condizione di perenne esule viene accolta da Kiefer, che finalmente le trova una casa: le macerie.
Lilith non è l'unica donna a cui Kiefer si ispira per la sua arte, sono donne infatti le protagoniste di "Le Donne dell’Antichità" (1999).
In quest'opera Kiefer crea una comunità di abiti femminili da sera immobilizzati dal gesso, rappresentanti personaggi mitologici o realmente esistiti, che hanno lasciato un segno nella storia dell’antichità. Nella loro condizione di acefalia, l’artista colma il vuoto dei loro volti con delle sculture rappresentanti il mondo dei loro pensieri, dei loro studi e dei loro intenti. L’insieme compone un grande affresco storico in cui ogni donna porta il peso degli attributi che ne rivelano l’identità, alludendo al suo personale destino.
Insomma quello che con questo articolo volevo dirvi, è che quanto è accaduto è un mezzo miracolo. Perché io, per mia indole, per paura di vincere la gara di chi non sa, per vergogna eccetera, io non mi affaccio quasi mai a qualcosa che non so.
E io non sapevo Anselm Kiefer, eppure Wim Wenders me l'ha spiegato, tramite il cinema, le immagini, le poesie. Mi ha accompagnata a vedere il mondo come un genitore farebbe con un figlio, con premura ma senza nascondermi nulla.
Insomma io sono veramente grata a Wim, un po' perchè mi ha dato del coraggio grazie al quale ho finalmente perso nella gara del non sapere, e poi perchè è riuscito a spiegarmi un'arte che non era mia tramite un'altra arte, più vicina a lui e a me.
Che è un po' quello che spero di fare io ora e sempre, portandovi per mano a consocere Wim che poi vi porterà a consocere Kiefer, in una sorta di passaggio Virgilio-Beatrice che vi porterà di fronte all'Arte, quella svelata, che finalmente riesce a spiegarsi e che, ovviamente, fa emozionare.
Agnese Cazzalini.
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